lunedì 30 aprile 2018

Dalla fanghiglia alle stelle



Il cielo stamattina è di quelli che minacciano ma poi non mantengono, tanti nuvoloni neri a fingere imminente tempesta e poi niente: l'azzurro si difende e permane e la tappa va liscia fino alla fine. 

Per dovere di cronaca devo dirvi che trovare il sentiero all'inizio è stata un po' dura, grazie a un fuorviante cartello turistico che indica la via, ma quella da fare in macchina. Che ve possino...

Devo inoltre dire che il camminare non è stato sempre semplice e fluido, non può esserlo quando il sentiero nasconde insidie temibili come le temutissime sabbie immobilizzanti della Lunigiana, praticamente argilla in stato semi-solido. 

Grazie anche alla pioggia notturna, il fango ha caratterizzato i primi chilometri della tappa, guastando  un pochino un percorso veramente suggestivo, tutto in bosco con un paio di affacci sulle verdi vallate e su ripidi calanchi. Passo dopo passo i pantaloni diventano marroni, lo strato di mota sotto la suola si inspessisce e si pattina che è un piacere. 
È durante questo tratto che la divina provvidenza si palesa per la prima volta: un bastone dell'altezza giusta per Samantha appare come la spada di Grifondoro nella Camera dei segreti. Testare la profondità e il livello di morbidezza diventa così più facile e, superata la parte più difficile possiamo raggiungere con tranquillità Olivola, minuscolo borgo desolato e scendere poi a Piano di Collecchia, dove la provvidenza ci viene incontro nuovamente. La colazione minimale è già stata bruciata e banane non ne abbiamo, per cui chiediamo alle prime persone che incontriamo se vi è traccia di un bar in paese, ma la risposta purtroppo è negativa. 

Il più vicino è a un km di distanza e quando le nostre facce si intristiscono, il ragazzo molla suo padre a trafficare con una 500 blu e, con un'altra macchina, ci accompagna al paese vicino dove saziamo la nostra fame e compriamo anche la frutta. Una volta tornati dove eravamo ci salutiamo con calore e scatta anche il selfie d'ordinanza, poi si riparte di slancio. Il sentiero da qui in poi migliora decisamente e , quasi senza che ce ne accorgiamo, ci porta a Moncigoli, delizioso paesino pieno di silenzio e di vecchie casette in pietra. Da li in poi c'è un po' di asfalto da fare ma un taglio in un interpoderale ci libera presto i piedi e ci fa arrivare a Posara, dove c'è una piccola chiesa dedicata alla Madonna; è chiusa, ma dal buco della serratura si può vedere la silhouette di un Cristo stagliarsi sul verde di una vetrata. Da qui a Fivizzano mancano due km e c'è da salire, ma lo facciamo volentieri perché poi potremo rilassarci. Nonostante gli ostacoli, la media oraria è stata alta e alle 14, siamo già nell'ostello. 

Il resto è riassumibile in: visita alla chiesa con pistolotto culturale di zi' prete, visita al cinema teatro abbandonato e alla biblioteca con l'assessora alla cultura e passeggiata lungo le mura. 

Il tempo é ancora buono ma domani peggiorerà e noi correremo la nostra sfida con la pioggia partendo presto e cercando di essere più veloci delle nuvole.


domenica 29 aprile 2018

Buona la prima



La prima è andata, ed è andata bene. La Via del Volto Santo e la Via Francigena per una buona metà del percorso odierno si sono divise il palcoscenico, sono andate a braccetto, si sono volute bene di un affetto indissolubile.... almeno fino a Virgoletta, che viene dopo Filetto, come in un buffo gioco di parole. Qui la relazione si è frantumata in un bivio di quelli insindacabili: la Francigena tira dritto costeggiando il cimitero, noi, ovviamente, svoltiamo a sinistra.
Tanti ricordi ci si sono risvegliati nella testa, a ognuno i suoi, perché quella Via l'abbiamo percorsa sia io che Samantha, e quando hai cavalcato il fulmine la corrente ti resta nel corpo in forma di memoria. La Pieve di Sorano miracolosamente aperta, zi' prete, la vecchina con la cariola che mi chiede di salutarle il santo padre, il maneggio, gli alberi strani e poi il meraviglioso micro-borgo di Filetto, superbo luogo di quiete. 
Sia chiaro, non è stato tutto rose e fiori, 28 km sono tanti e anche se i dislivelli sono stati poca roba (a parte un paio di salitacce fangose) la tappa è stata lunga, molto lunga. 
Un po' di asfalto, sentieri e sterrati è dove abbiamo posato oggi i nostri piedi, avvolti da una vegetazione spesso lussureggiante e immersi in un sottobosco pieno di profumi e piante bellissime, fra cui la meravigliosa Orchis Purpurea, un'orchidea spontanea ammantata di fascino e colori viola. Tantissimi animali ci hanno fatto compagnia, a partire da tanti cavalli,  passando per mucche che riposavano oziose in mezzo ai campi e pecore a godersi l'ombra degli alberi.
Anche le Alpi Apuane non ci hanno mai abbandonato, mai; ci hanno tenuto costantemente d'occhio dall'alto delle loro cime, e credo sia chiaro a tutti che di sentinelle così ti puoi fidare ciecamente. 
Camminare con Samantha è un vero piacere, il giusto mix di chiacchiere e silenzio, passo spedito e sincronia nelle pause; posso dire che l'Orso Test è stato superato brillantemente. Quando ci siamo affacciati da un balcone naturale che come una cornice inquadrava il paese di Monti di Licciana Nardi ai nostri piedi e le Apuane sullo sfondo, abbiamo tirato fuori un sospiro comune, non tanto perché la tappa era finita, ma perché eravamo certi di aver fatto un buon lavoro. Come dicevo all'inizio, la prima è andata, ed è andata bene.


venerdì 27 aprile 2018

La Via del Volto Santo


Perdonerete l'assenza ma questo è un blog pigro, tendente alla letargia, che vive un inverno spesso silenzioso, ma  che con il cambio di stagione si risveglia come tutta la natura e ormai possiamo dirlo: la primavera è arrivata.
Mi duole però dire che il previsto lungo itinerario che mi ero prefisso di fare a maggio e giugno è sfumato; problemi di famiglia mi terranno lontano dalle antiche strade almeno fino a settembre. Di tutto il progetto ho salvato solo la testa: La via del Volto Santo, da Pontremoli a Lucca. Una sgambata me la devo pur fare, se non cammino un po' dopo un inverno così lungo e non sempre sereno, vado fuori di testa.
La scorsa primavera dopo quasi 1200 km fra Via Postumia e Via degli Abati ero arrivato, stanco ma felice a Pontremoli, un borgo bellissimo, crocevia di Cammini. Ora capirete che ripartire da qui, anche solo per una settimana, ha un valore molto forte; è una rimpatriata, una cosa che stringe come un nodo tenace, più emotivo che fisico: è un nuovo inizio.
Ecco, tutto qua. 
Lo zaino è quasi pronto, la mia Co-pellegrina Samantha Cesaretti pure, chi vorrà seguirci ogni tanto potrà farlo qui o sulle varie pagine FB. 
Ne vedrete delle belle.