martedì 19 settembre 2017

I trulli, Pirro e gli ulivi secolari

Via Ellenica, da Locorotondo ad Alberobello, 24 km.

Cominciamo col dire che Locorotondo è un puro gioiello pugliese, un anello d'oro bianco adagiato da una mano sapiente sulla cima di una collina. Se ci si affaccia dal uno dei suoi belvedere si gode di una bellissima vista sulla campagna che la circonda, dove il verde degli olivi e il rosso della terra ferrosa sono interrotti dalla preziosa presenza di quelle costruzioni che saranno il meraviglioso leitmotiv della giornata: i trulli. 
Locorotondo vuol dire luogo rotondo e il nome gli calza a pennello visto la circolarità della sua essenza; i suoi muri candidi,le luminarie delle feste, e la pietra, vera cera nelle mani dei costruttori che si sono alternati in questo territorio nel corso dei secoli.
Usciamo dal paese dopo aver messo il timbro sulla credenziale nella Pro loco gestita da un uomo che ama profondamente il suo territorio: Pinuccio. Ci si potrebbe parlare per ore, ascoltare tutte le sue storie ma il Cammino chiama, bisogna mettersi in moto.
Siamo in tre a partire, io, Andrea Manni (giornalista della Gazzetta) e Angelo, uno dei ragazzi di In Itinere, l'Associazione che ha creato e segue questo percorso e che ci ospita in questa quattro giorni.
Ci incamminiamo e dopo una quindicina di minuti siamo fuori dal paese ed inizia la meraviglia. Io i trulli li ho visti sempre e solo in foto e trovarmeli davanti così, senza preavviso e senza mezze misure tira prepotentemente fuori il fanciullo che è in me. Il fatto è che vorrei visitarli tutti, quelli ristrutturati e quelli che sono ancora dei ruderi ma mi devo accontentare di ammirarli da fuori.
Sono costituiti da una struttura a tholos, una forma che è stata ereditata dalla forte presenza greca in questo territorio nei secoli passati (e tuttora). Sulla cima del cono rovesciato c'è un simbolo detto pennacchio, che può essere delle forme più disparate (una sfera, una stella) a seconda del valore che la famiglia che abita il trullo vuole trasmettere attraverso esso, che sia protezione dal malocchio, fede profonda o quant'altro.

Si cammina così per una decina di chilometri, fra uliveti meravigliosi divisi da muretti a secco, vigne di tutti i tipi e tanti, tantissimi alberi di fichi. Ne rubiamo qualcuno, uno qua, uno là, per una questione di par condicio. 
Lorenzo ci aspetta, con la macchina appoggio, al limitare di un gruppo di case e ci da la frutta che sarà il nostro pranzo: una pesca e l'inevitabile, preziosissima banana.
Insieme alla frutta, ci regala anche Claudio, un altro componente di In Itinere che come suoneria del cellulare ha London's Calling dei Clash e mi sta subito simpatico.
Il paesaggio cambia quando ci si infila sul sentiero che segue l'acquedotto pugliese, i suoi ponti e che in costa aggira tutta la collina e porta ad una grossa depressione carsica nota con il nome di Canale di Pirro. Ora, che il celebre condottiero sia passato di qua è improbabile, il nome deriva piu probabilmente dalle pire, antiche cisterne per l'acqua piovana un tempo presenti in questa parte del territorio.


Si intravede già Alberobello in lontananza ma mancano ancora sette chilometri che percorriamo, inevitabilmente, con meno verve e con conversazioni rarefatte. Lo scenario è di nuovo quello degli ulivi e della terra rossa e quando alla fine arriviamo a destinazione siamo un po' stanchi, ma il paese è il tripudio del trullo e, nonostante sia invaso dai turisti e ci siano forse troppi negozi di souvenir, ha un fascino pazzesco. 
La tappa è finita, è ora di sedersi al tavolino di un bar e di bersi una sana birra.
Come prima tappa direi che siamo su un punteggio stellare, da tutti i punti di vista, e io non vedo l'ora che sia domani.
Saludos amigos.

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